Ha un dribbling secco che lascia l’avversario di stucco. L’accelerazione di una moto Gp. Il cross arretrato a pelo d’erba che inguaia la difesa. Però gli manca tutto il resto. Ammetto che la partita contro la Juve mi ha fatto definitivamente cambiare idea su Tello e l’opportunità di riscattarlo. Più che a calcio gioca a calcetto, dove il contatto fisico è pressoché bandito. Quando il gioco si fa duro… lui smette di giocare e defilandosi sulla fascia. E non per motivi tattici. Prima di entrare in area avversaria sembra chiedere “scusi, è permesso?”. Se l’avversario gli strappa il pallone dai piedi si guarda intorno smarrito quasi implorando l’intervento della mamma. Di aiutare il proprio difensore, si chiami Tomovic o Roncaglia, neanche a parlarne. Rincorrere e contrastare è roba da plebei, non da virtuosi della pelota. E poi, ormai è assodato, ha un serbatoio di energie che si svuota rapidamente. La sua autonomia si esaurisce alla fine del primo tempo e l’intervallo non è sufficiente a dargli nuova carica. Ha la grinta di un pulcino, la personalità di una mozzarella industriale, la determinazione di una banderuola, la perfidia di Biancaneve. Se il Barcellona l’ha dato in prestito e il Porto lo ha fatto accomodare in panchina – ora lo si capisce – non è per dispetto. Caro Tello, che delusione.
paolo pellegrini
Viva la campagna PER NON riscattare Tello