L’autopsia delle uscite a farfalle di Tatarusanu dopo ogni partita dell’Europeo è diventata il nuovo gioco del momento. E poi giù a interrogarsi su cosa passerà per la mente di Corvino e della società. Come se Tata fosse un giocatore che si sta affacciando appena ora alla ribalta calcistica del quale vanno valutati pregi e difetti. Sveglia! Ha giocato quasi sessanta partite con la Fiorentina. C’era bisogno di vederlo all’opera contro Francia e Albania per scoprire che nelle uscite non è un’iradiddio?
Ormai il suo curriculum è noto: discreta reattività fra i pali, non male nelle uscite basse, timido in quelle alte, non sempre attento nel posizionamento, piedi rivedibili per quanto riguarda i rilanci, nessuna confidenza con i miracoli. Ha trent’anni e quindi nessun margine di miglioramento (frase abusatissima per qualsiasi calciatore), forse qualche margine di peggioramento. Ma è pur vero che fra i portieri della serie A italiana non sfigura, galleggiando a metà classifica per rendimento. Il paragone con Sarti, Albertosi, Galli, Toldo, Frey, numeri uno di nome e di fatto nella storia viola, sarebbe ingeneroso. Se Corvino ha messo gli occhi su un portiere, magari giovane, che possa aspirare ad allungare questa galleria di campioni, ben venga il cambio. Se, invece, si punta ad una scalzata tipo Sepe, beh allora tengo il certo per l’incerto. Intanto smettiamola di considerare le partite dell’Europeo come l'”esame finestra” (i meno giovani sanno cosa intendo, gli altri si documentino su Carosello).